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Fazio e la Lega 

articolo di

Marco Travaglio

Nel paese delle opportunità, che non è più l'America ma l'Italia, un ministero non si nega a nessuno. Infatti Roberto Maroni, molto referenziato come ex dipendente dell'ufficio legale della Avon di Varese, e Roberto Calderoli, molto rinomato a Bergamo Alta come odontoiatra e domatore di lupi, sono rispettivamente ministri del Welfare e delle Riforme Istituzionali. Ma quando salgono a Ponte di Legno per la polenta taragna, non disdegnano qualche arrampicata sui terreni impervi dell'alta finanza e del diritto penale. Calderoli, che a una cert'ora diventa il sosia di Gianduja, ha rivelato alla Stampa una scoperta sensazionale del collega ingegner Castelli: le intercettazioni su Fazio e Fiorani sono molto sospette, perché «i fili portano perfino in Procura». Cioè nell'unico posto dove la legge prescrive che si facciano le intercettazioni. Maroni, dal canto suo, accusa Siniscalcolo di «incoerenza» perché prima sosteneva il governatore Antonio Fazio e ora non più. E Maroni, come tutta la Lega, è un noto monumento alla coerenza. Breve riepilogo per gli smemorati. Due anni fa Calderoli chiede a gran voce le dimissioni di Fazio per gli scandali Parmalat e Cirio: «Se non se ne va, proporrò una legge per mettergli una scadenza. Non è possibile che la legge costringa alla pensione fior di medici e non dica nulla sui limiti d'età in incarichi istituzionali delicatissimi» (26-12-2003). Il capogruppo leghista al Senato Francesco Moro paragona Fazio a Don Abbondio (8-1-2004). Bossi a un «poveraccio». Per la Padania è un «dottore in teologia mortale». Per Maroni è «utile e opportuno il mandato a termine del governatore: l'unica carica elettiva a vita legittima è quella del Santo Padre» (10-1-2004).
Sentito dal Parlamento sui bond di Tanzi e Cragnotti, Fazio si autoassolve e attacca l'arcinemico Tremonti («noto esperto in paradisi fiscali»). E manca poco che i leghisti gli mettano le mani addosso: «Vergogna, si deve dimettere!», intima il capo dei deputati Alessandro Cè. Calderoli, molto elegante, intona il De Profundis: «Oggi ho sentito le campane a morto. Fazio non aspetti la celebrazione delle esequie». E il vicecapogruppo Federico Bricolo: «Fazio fa lo scaricabarile in perfetto stile fazioso. Spieghi il ruolo dei poteri forti in Italia, il loro collegamento con la massoneria internazionale, e la sua amicizia con il plurindagato Geronzi. Perchè Beppe Grillo sapeva tutto e il governatore ignorava tutto?» (26-1-2004). Tre giorni dopo, fiaccolata del Carroccio a Milano, al grido di «Fazio, vattene!». Esattamente un anno dopo, il 20 gennaio 2005, Berlusconi tenta di salvare il mandato a vita di Fazio con un emendamento alla legge sul risparmio. Ma la Lega e La Malfa (oggi pure lui paladino fazista) l'affossano. «Abbiamo votato contro il governo - spiega il leghista Sergio Rossi - perchè siamo per il mandato a termine». «In aula -annuncia Maroni- ribadiremo la nostra posizione per il mandato a termine. Siamo contro le monarchie assolute a vita, con l'unica eccezione del Papa» (21-1-2005). Ma il 3 marzo, contrordine lumbard! La Lega vota allineata e coperta per il mandato a vita. Maroni, con la consueta faccia da Polo, si dice soddisfatto: «È passata una linea che abbiamo condiviso. La Lega ha fatto alcune riflessioni e ha ritenuto alla fine che fosse meglio così, lasciando a Bankitalia di dedcidere in autonomia». Quali nobili motivi ideali si celano dietro il voltafaccia? Il 5 ottobre 2004 Gianpiero Fiorani, patron della Popolare di Lodi e intimo di Fazio, ha rilevato la Credieuronord, la banchetta della Lega nata nel gennaio 2001 e finita nel giro di tre anni sull'orlo del crac, con tanti saluti ai 3 mila ingenui risparmiatori padani che ci erano cascati. Ai vertici della banca colabrodo siedono insigni esponenti leghisti, fra cui il tesoriere Maurizio Balocchi (sottosegretario e membro del Cda), Stefano Stefani, Giancarlo Giorgetti. Rischiano grosso. Fortuna che c'è Fiorani a salvarli. Così il governatore diventa meglio del Papa: diventa Sant'Antonio. A vita, a vita. E quando escono le telefonate hard dei due banchieri, i loro migliori alleati sono i leghisti. «Fazio - spiega il coerente Maroni - sta diventando il capro espiatorio delle colpe colossali delle banche per Cirio e Parmalat.Sembra che la causa di tutti i mali sia lui. Mi sorprende lo spirito giustizialista di alcuni esponenti della Cdl. Sembra di esser tornati al '92, quando bastava un avviso di garanzia per provocare dimissioni» (4-8-2005). E chi le chiedeva, nel '92, le dimissioni degli indagati? La Lega Nord, si capisce.


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