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Tremonti & friends: verso il suicidio economico 

Ma si, rivotiamo Berlusconi, suicidiamoci economicamente mano nella mano con l'america!
Eh si, è proprio vero che quando si tocca il fondo se guardi bene c'è sempre una botola..
quello che non mi spiego è il perchè la gente la voglia sempre aprire...
Spero di sbagliarmi, ah...quanto spero di sbagliarmi!!!



Azienda Italia: la partita complicata del 2005
Pil +2,1% e deficit pubblico al 2,7% con manovra correttiva da 24 miliardi. Ma basteranno? Ecco lo scenario macroeconomico della
Relazione previsionale e programmatica per il 2005 e della Legge finanziaria. Crescita del Pil verso l'1,2% e deficit al 2,9% sono l'eredità del 2004. I temi e le linee guida del documento governativo.
di Michele De Gaspari
I positivi segnali sulla tenuta della ripresa economica nella prospettiva dei prossimi mesi, messi in evidenza sia dal miglioramento del commercio estero (e delle esportazioni in particolare) così come dagli indici anticipatori del ciclo congiunturale, si scontrano con i dati sempre negativi del deficit pubblico, espresso sia dall'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche sia, a maggior ragione, dal fabbisogno di cassa per i suoi immediati effetti sul debito. Se quest'anno il disavanzo resterà a fatica poco sotto il 3% del Pil, solo grazie a una manovra aggiuntiva di correzione dei conti, nel 2005 esso si avvicinerà al 4,5%, in assenza di drastiche misure correttive e a causa del venir meno di gran parte degli interventi una tantum sulle entrate fiscali.Il solo rientro del deficit al 3% implica, quindi, una manovra di bilancio non inferiore all'1,5% del Pil, pari a circa 21 miliardi di euro, una cifra che diventa ben più consistente se si considerano il finanziamento degli sgravi fiscali e gli altri provvedimenti diretti al sostegno dell'economia. Si tratta di una correzione dei conti pubblici senza dubbio difficile da realizzarsi, ma necessaria. Come ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, «ogni riduzione del carico fiscale su imprese e famiglie, di natura permanente, non deve dare luogo a un aumento del disavanzo, che sarebbe controproducente per lo sviluppo, dato l'elevato livello del debito». Un'analoga valutazione sui rischi di mancato risanamento finanziario proviene dalla Banca centrale europea, dall'Ocse e dal Fondo monetario.Il quadro macroeconomico che introduce la Legge finanziaria 2005 rispecchia, in sostanza, le cifre del
Dpef 2005-2008 varato a fine luglio, con un deficit/obiettivo pari al 2,7% e tutt'altro che agevole da realizzare, se si considera il dato tendenziale del 4,4% e oltre. La tabella di marcia di riduzione a medio termine del disavanzo pubblico diventa, in particolare, meno ambiziosa rispetto all'obiettivo originario del pareggio di bilancio: nel quadro programmatico del Dpef aggiornato a fine settembre, a fronte di un deficit al 2,9% del Pil indicato per quest'anno e al 2,7% previsto per il prossimo (con una manovra correttiva non inferiore a 24 miliardi di euro), è stimato infatti un disavanzo pari al 2,0% del Pil nel 2006, all'1,4% nel 2007 e allo 0,9% nel 2008.Questi numeri non lasciano dubbi sulla necessità della manovra, le cui dimensioni si presentano piuttosto consistenti. Un deficit tendenziale che punta al 4,5% del Pil va tenuto sotto controllo e riportato entro il vincolo del 3%, che deve essere rispettato. Come già indicava il Dpef, occorrono dunque misure per almeno 24 miliardi di euro, di cui 17 miliardi strutturali e 7 di una tantum, con il rischio per la nostra economia che gli accenni di ripresa possano essere vanificati da una Finanziaria necessariamente rigorosa, ma nello stesso tempo restrittiva sulla domanda interna.Il tema principale rimane, in ogni caso, quello del contenimento del debito pubblico, che secondo il Dpef dovrà scendere sotto il 100% del Pil nel 2007; si tratta di un dato cruciale per i mercati finanziari e la sostenibilità a lungo termine del bilancio statale. Anche se un contributo verrà dalla crescita dell'economia, prevista al 2,1% nel 2005 a fronte dell'1,2% di quest'anno, si pone tuttavia il problema della compatibilità tra riduzione del deficit e riforma fiscale.I conti e la manovra, una difficile scommessaIl contenimento del disavanzo di bilancio ha avuto natura temporanea per un ammontare pari a 1,5 punti percentuali di Pil nel 2002, a circa 2 punti nel 2003 e ad altri 1,5 punti nel 2004, considerando sia la prima che la seconda manovra. La Relazione trimestrale di cassa dello scorso maggio, presentata insieme all'aggiornamento della Relazione previsionale e programmatica, ha innalzato la stima dell'indebitamento netto per il 2004 al 2,9%, riducendo l'obiettivo di avanzo primario del bilancio al 2,2% del Pil, e ha portato al 105,9% l'obiettivo del rapporto tra debito pubblico e Pil, già peraltro ridotto nel 2003 di circa due punti percentuali con operazioni straordinarie. Il saldo primario, in altre parole, cala ininterrottamente da ormai sette anni ed è sceso al livello più basso degli ultimi dieci, mentre la spesa corrente primaria ha raggiunto i valori massimi in rapporto al Pil sempre nello stesso periodo.Ai 24 miliardi della manovra correttiva già previsti dal Dpef devono, però, essere aggiunti circa 6 miliardi per compensare le riduzioni fiscali su Irpef e Irap, a beneficio di famiglie e imprese, e almeno altri 5-6 miliardi (equivalenti a poco meno di mezzo punto di Pil) per interventi di sviluppo, al fine di sostenere la crescita dell'economia e la competitività, in linea con gli obiettivi programmatici governativi. Il conto effettivo della Finanziaria 2005 si delinea, dunque, ben più pesante rispetto alle originarie cifre della manovra di bilancio, a cui occorre sommare ulteriori misure per quasi un punto percentuale di Pil (11-12 miliardi). Anche il "tetto" del 2% all'incremento della spesa pubblica corrente rischia così di non bastare e non solo perché consistenti voci della spesa sono esentate da questo vincolo, che appare di conseguenza insufficiente per centrare gli obiettivi di bilancio.Si tratta, insomma, di una partita molto complicata: risanare i conti pubblici e insieme ridare fiato all'economia, attuando una manovra che alla fine ammonterà a non meno di 35 miliardi di euro (pari a 2,5 punti percentuali di Pil), tra riduzione del deficit, minori tasse e interventi di sviluppo. Il tutto con l'obiettivo di riportare l'indebitamento netto dal 4,4% tendenziale al 2,7% del Pil, bloccando nello stesso tempo la crescita del debito pubblico, che ai tre quarti del 2004 sta rimbalzando pericolosamente ben sopra il 106% del Pil, raggiunto l'anno prima solo grazie a operazioni di finanza straordinaria.Relazione previsionale, Dpef e FinanziariaLa Relazione previsionale e programmatica per il 2005, approvata dal Governo e presentata al Parlamento dal ministro dell'Economia e delle Finanze, è il documento annuale che contiene il quadro macroeconomico di riferimento per la Legge finanziaria e l'eventuale manovra correttiva. Negli ultimi anni, peraltro, alla correzione del deficit di bilancio si è aggiunta anche la funzione di promuovere lo sviluppo e la competitività. Insieme all'analisi di preconsuntivo dell'economia italiana per l'anno in corso (2004), il testo del documento comprende le previsioni macroeconomiche degli aggregati dell'economia reale e della finanza pubbica per l'anno successivo (2005) e per il medio termine (2006-2008).La Relazione aggiorna e amplia, in altre parole, il Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) dello scorso luglio alla luce dell'evoluzione della congiuntura e delle più recenti previsioni, facendo da supporto analitico sia della Finanziaria che della politica di bilancio a medio termine. Insieme alla Relazione previsionale il Governo diffonde, inoltre, la Nota di aggiornamento al Dpef 2005-2008, che comprende le nuove stime alla base della manovra correttiva sui conti pubblici, così come previsto dalla Legge finanziaria.

Relazione previsionale e programmatica per il 2005 (testo integrale)
11 ottobre 2004


fonte : il sole 24 ore


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