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Una panoramica su Piaget 

Teorie sullo sviluppo del bambino

La prima fase (divisa a sua volta in vari altri periodi) è quella senso-motoria. L'intelligenza, infatti, si sviluppa secondo Piaget su una base “pratica”, attraverso l'azione. All'inizio il bambino ha a disposizione solo un corredo innato di riflessi, le sue percezioni non sono né coordinate tra di loro, né coordinate alle azioni. Progressivamente si formano le prime abitudini, le prime coordinazioni tra percezione e azione. Hanno in questo grande importanza le cosiddette reazioni circolari, processi particolari che fanno sì che il bambino compia delle azioni per il solo piacere di compierle, e che quindi conducono a ripetere e perfezionare certi schemi d'azione. Gli schemi d'azione progressivamente acquisiti vengono perfezionati e interiorizzati, nella ricerca naturale da parte del bambino di un adattamento all'ambiente, adattamento inteso in termini di equilibrio attivo e che si compone di due processi in stretta interdipendenza tra di loro: l'assimilazione (l'incorporazione, cioè, nei propri schemi mentali delle offerte dell'ambiente) e l'accomodamento (la modificazione, cioè, del comportamento sulla base delle richieste ambientali). Gli schemi d'azione interiorizzati sono ancora irreversibili: il bambino, cioè, è incapace di formare nozioni complesse utilizzando il pensiero simultaneo di due o più fasi di un evento o di due o più fasi dell'esplorazione percettiva di un oggetto.

Il possesso di schemi d'azione interiorizzati reversibili segna l'ingresso nella fase dell'intelligenza operatoria concreta dalla fase dell'intuizione: intelligenza operatoria in quanto gli schemi d'azione reversibili, strutturati in relazioni logiche dette raggruppamenti, costituiscono per Piaget le operazioni mentali. Si parla di operazioni concrete perché il punto di partenza è sempre costituito dalla realtà su cui direttamente si opera. A questa fase, che va da 6 a 11 anni circa, segue quella delle operazioni astratte, che si ha con l'acquisizione delle operazioni della logica.

Tra i 14 e 16 anni, secondo J. Piaget, l'uomo raggiunge lo stadio ultimo del suo sviluppo cognitivo, quello che segna l'acquisizione delle operazioni logico-formali. Queste operazioni, pur radicandosi nella esperienza concreta, se ne distaccano gradualmente, fino al punto che il soggetto è in grado non solo di cogliere relazione tra fenomeni, ma soprattutto di "pensare il possibile", mediante processi di formulazione di ipotesi e di deduzione di soluzioni. In particolare, poi, l'adolescente sviluppa una sensibilità a comporre quadri d'insieme dei fenomeni esaminati, a connetterli tra loro, a variarne peso e valore, introducendo variabili diverse e più significative di interpretazione e/o soluzione quando il contesto, in cui matura i propri schemi d'azione, lo richieda. Sono, queste, caratteristiche tipiche del pensiero adulto, che si accompagnano anche alla possibilità di "riflettere su sé stessi", elaborando così non più solo operazioni logiche, ma vere e proprie proposizioni, ossia formulazioni di teorie o di quasi/teorie sull'uomo e sulla vita, nonché di idee sulle trasformazioni che regolano il mondo, il lavoro e la società.




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